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Contrastare il Coronavirus: vince chi ha la maschera

Nel momento in cui la pandemia è stata ufficializzata nascevano una serie di dibattiti su fronti diversi e a vari livelli. In Italia, in merito alle misure di contenimento del Coronavirus, inizialmente ci si muoveva in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Le indicazioni sulle norme igienico sanitarie sono state fin da subito chiare, mentre quelle riguardanti i dispositivi di protezione individuale (DPI) hanno seguito un percorso più articolato per diverse ragioni.

La maggior parte delle persone, cercando di seguire le indicazioni provenienti dall’alto, ha provato a darsi da fare premunendosi di gel igienizzanti e mascherine reperibili in rete, per esempio sull’e-commerce Maskhaze o navigando su altri shop online.

Il fatto è che nella “fase incipit” si suggeriva, che ad utilizzare le mascherine fossero solo le persone con sintomi evidenti o gli operatori sanitari e quelli a contatto con il pubblico.

L’uso generalizzato era sconsigliato perchè si voleva evitare che le scorte si esaurissero e che le mascherine mancassero proprio ai malati, a coloro che dovevano assisterli o a tutti quelli che continuavano a lavorare in ambienti ad alto rischio.

Poi, il dibattito ha continuato ad evolversi, grazie anche alle costanti scoperte della ricerca e ai dati da essa forniti: sulle droplets, sulla questione dei soggetti asintomatici, sulle modalità di trasmissione del virus.

Alcuni specialisti continuano a confermare quanto sia importante indossare la mascherina, altri se ne sono convinti strada facendo, considerando l’utilità di questa barriera fondamentale soprattutto per gli altri.

Tra gli esperti del settore sanitario, da sempre convinti dell’efficacia della mascherina c’è il direttore generale del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie George Gao ha sostenuto da subito che se ad indossare la mascherina fossero stati tutti, indistintamente, la catena del contagio si sarebbe interrotta con più facilità.

Il Signor Gao è stato coautore dei primi studi sulle caratteristiche del Coronavirus e sui dati epidemiologici: secondo lui, in un’intervista rilasciata a Science, è inevitabile utilizzare le mascherine considerando il fatto che il Covid-19 si trasmette a causa delle droplets e del contatto ravvicinato tra le persone.

Trump ammette l’errore e la scienza conferma

Il 45esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dopo circa sei mesi dall’inizio della pandemia riconosce la gravità della situazione sanitaria. A fine Luglio anche Trump fa un passo indietro rispetto a certe convinzioni ed invita gli americani ad utilizzare le mascherine per ridurre la diffusione del contagio.

I casi mondiali superano ormai i quindici milioni e più di 143 mila americani hanno perso la vita. Meglio tardi che mai!

Si spera che considerando il cambio di posizione del presidente, la gente possa imparare e capire i motivi per cui è così necessario utilizzare le mascherine, oltre al distanziamento sociale. In questo modo ogni cittadino degli States potrebbe contribuire ad abbassare la curva dei contagi, donando un po’ di sollievo alla popolazione (mondiale).

Purtroppo Mr Trump aveva quasi ridicolizzato la gravità del virus e le misure restrittive scelte dalla maggior parte dei paesi. Essersi vantato in passato di non utilizzare la mascherina non ha certamente “seminato” nulla di positivo in giro per il mondo.

Anche l’OMS, come detto sopra, ha attraversato momenti difficili sul tema mascherine, ma per ragioni diverse da quelle del presidente Trump.

A questo proposito il dottor Giorgio Buonanno, professore di Fisica tecnica all’Università di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (in Australia), commenta:

“Dopo una lunga fase di negazione da parte dell’OMS e delle autorità competenti, molti lavori scientifici confermano finalmente: da una parte la trasmissione aerea del virus SARS-CoV-2 negli ambienti chiusi, dall’altra anche la modalità per ridurre il conseguente contagio.”

E continua:

“L’attuazione in via prioritaria di scelte ingegneristiche come una adeguata ventilazione, accompagnata da un corretto uso dei dispositivi di protezione individuale, rende possibile ridurre il rischio anche negli ambienti chiusi”

Il sostegno dalle donazioni

La regione Toscana rivolge alle aziende di moda un appello e Gucci risponde fin dal 27 Marzo donando 55 mila camici e oltre un milione di mascherine chirurgiche, rilanciando con annunci di pubblica utilità emanati dall’Oms.

Un attimo prima era stato Giorgio Armani a dare inizio alle danze donando 2 milioni di euro a favore della Protezione Civile e di alcuni ospedali italiani. Lo stilista è stato uno dei primi a sostenere le persone sul campo per debellare la pandemia e si è attivato in modo unico “rendendo i suoi impianti all’Italia”, utilizzandoli per produrre camici monouso, devoluti poi agli operatori sanitari.

 

Dunque non solo donazioni da parte dell’industria della moda, ma l’organizzazione di campagne per la raccolta fondi e la conversione delle fabbriche in luoghi a sostegno della lotta contro il coronavirus.

E se anche gli stilisti hanno compreso l’importanza di possedere dispositivi di protezione individuale, producendo e donando mascherine, camici e gel igienizzanti, non resta che indossarli, utilizzarli e proteggersi.

Infine, cercare di smaltire il tutto in modo consapevole e responsabile perché dopo il Covid-19 nessuno vorrebbe ritrovarsi a vivere in un mondo infestato dall’immondizia prodotta dal virus.

Bisogna tenere presente che, soprattutto le mascherine usa e getta, sono fatte di sottilissimo polipropilene, che si frammenta molto facilmente e non è biodegradabile

Nel caso in cui si fosse positivi poi, o in quarantena: le mascherine, i guanti monouso, la carta per usi domestici e igienici è necessario gettarli nei rifiuti indifferenziati, dopo averli chiusi in ulteriori sacchetti.

Questa guerra, a quanto pare, si vince: uniti, con la maschera e imparando a smaltirla.