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Regimi fiscali in Italia: come identificare quello giusto per te

I regimi fiscali tra cui scegliere nel momento in cui si apre una partita IVA sono sostanzialmente 3 o il regime ordinario o quello semplificato o il forfettario. Entrambi hanno in comune alcuni aspetti come ad esempio l’utilizzo della fatturazione elettronica introdotta nel 2019, obbligatoria per uno e una scelta per l’altra forma che può esistere solo in presenza di un libero professionista.

Tutti aspetti da valutare nel momento in cui si decide di aprire una propria partita IVA e se ne valutano non solo i possibili guadagni ma anche le inevitabili spese, come succede ad esempio con le tasse periodiche. Se ti stai chiedendo quale sia il regime fiscale più adatto a te, non ti resta altro che studiarne le differenze.

Regimi fiscali: cosa sono

Quando si parla di regime fiscale ci si riferisce a tutte quelle regole che si devono seguire nel rapporto con il fisco. Attualmente in Italia all’apertura della partita IVA si può decidere tra 3 diversi regimi fiscali:

  • forfettario: con un guadagno annuo al di sotto dei 65.000 euro, non ha obbligo di fatturazione elettronica e gode di alcune agevolazioni;
  • semplificato: questa volta il guadagno viene fissato al disopra dei 65.000 euro, si parla esclusivamente a singoli individui;
  • ordinario: per le aziende che superano le cifre sopra indicate, per il calcolo Irpef Vine utilizzata un’aliquota proporzionale.

Regime fiscale semplificato: in cosa consiste

Si tratta del regime contabile di quelle che vengono comunemente definite imprese minori. Si applica ai liberi professioni e alle ditte individuali che superano i 65.000 e che non possono aderire né al forfettario né tanto meno al regime dei minimi. È inoltre riservato agli enti commerciali che esercitano attività commerciale non in via prevalente.

In regime semplifica non sono pochi gli adempimenti:

  • Registro IVA;
  • Registro cespiti ammortizzabili e uno incassi;
  • Presentare dichiarazione IVA trimestrale;
  • Compilare ed inviare gli studi di settore;
  • Fare i conti con spessimetro ed estrometto;
  • Registrare le fatture in entrata ed in uscita.

 Regime fiscale ordinario

In realtà non sono molte le differenze tra il regime semplificato di cui abbiamo precedentemente parlato e il regime fiscale ordinario, se non fosse per la diversità nel calcolo del reddito. Se nel regime fiscale semplificato si prendono in considerazione solo le cifre realmente incassate, nel regime ordinario, si considerano anche gli importi delle fatture che non sono ancora state incassate,

Anche le spese sono uguali nei due regimi e comprendono l’Irpef ad aliquota progressiva per scaglioni di reddito, Irap per imprese con o senza dipendenti, IVA da liquidare ogni 3 mesi, Cassa di Previdenza, spesa tipicamente italiana.

Regimi fiscali: il forfettario

Tra tutte le tasse che ti sono state elencate probabilmente ti sarai spaventato, ma devi sapere che ci sono 2 regimi che possono permetterti di risparmiare. Il primo è quello forfettario  introdotto nel 2016 e a cui poccino aderire tutte le nuove attività che non superano un ricavo annuo di 65.000 euro. A tali soggetti giuridici viene applica un’unica aliquota del 5% per i primi 5 anni che poi passa a 15% negli anni successivi.

Un ottima soluzione per le start-up che hanno bisogno di farsi le ossa nei loro primi anni di attività. Un regime molto facilitato anche a livello burocratico grazie all’esenzione dalla registrazione delle fatture, dall’esterometro, dagli studi di settore e anche dalla fatturazione elettronica a cui può aderire in maniera del tutto volontaria.

Simile il discorso è per chi aderisce al regime dei minimi, tutti quei liberi professionisti o le ditte individuali che non superano un guadagno di 30.000 euro annui e non hanno dipendenti né collaboratori. All’articolo Regime dei minimi e fattura elettronica potrai  capire come gestire questo nuovo modo di tenere la fiscalità.