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Quanto costa un infermiere a domicilio

L’infermiere a domicilio è il lavoro del futuro. Ci sono decine di studi che lo dimostrano e il Covid-19 non ha fatto che accelerare questo processo (che era già in atto). Al primo posto in tutte le classifiche infatti ci sono tutti i lavori legati al mondo della medicina: infermieri qualificati, tecnici di laboratorio e medici sono i lavori più richiesti.

Infermiere a domicilio: cosa fa e perché è importante

Fra i lavori più richiesti c’è l’infermiere a domicilio, che sta diventando una delle figure più importanti del panorama sanitario. Il Covid infatti impone regole ferree sul distanziamento sociale e molte persone preferiscono affidarsi a professionisti. Il servizio infermieristico può essere richiesto per interventi in domicilio abitativo, in strutture pubbliche come ospedali o cliniche private oppure comodamente in ufficio.

Ogni infermiere ha il dovere di svolgere il lavoro con professionalità e dedizione per migliorare il benessere psicofisico del paziente. Questo è l’obiettivo di ogni infermiere, che deve rispettare sempre gli standard più elevati di sicurezza e qualità. L’infermiere a domicilio può svolgere il proprio lavoro in orari diurni o notturni e in prevalenza si rivolge a pazienti affetti da patologie acute o croniche che hanno bisogno di assistenza ad ore, sporadica o continuativa.

Infermiere a domicilio: cresce la richiesta

L’infermiere a domicilio è uno di quei mestieri su cui pesa (e non poco), l’assenza dello Stato. Secondo una ricerca realizzata dal Censis per l’Ipasvi (Federazione Nazionale dei Collegi di Infermieri) calcola che nell’ultimo anno si sono rivolti a infermieri privati quasi 8,7 milioni di persone. Si tratta soprattutto di malati cronici (2,8 milioni) e di persone non autosufficienti (1,4 milioni). Il Censis ha stimato che le somme spese in cure infermieristiche domiciliati è stata di 2,7 miliardi di euro.

La richiesta, in realtà, è addirittura maggiore perché il numero di persone con patologie croniche è di quasi 10 milioni di persone. Le prestazioni più richieste dagli italiani sono iniezioni (58,4%), perfusioni, infusioni o flebo (33,1%), assistenza in generale (24,5%), medicazioni e bendaggi (24,4%) e assistenza notturna (22,8%).

Secondo le analisi condotte, è emerso che la richiesta è sempre più elevata ma il 25,4 % degli italiani ammette di avere difficoltà a trovare un infermiere a domicilio fidato ed efficiente. Il Censis sostiene che il numero dei disabili, nel 2040, raggiungerà la cifra record di 6,7 milioni. L’assistenza pubblica non riesce a soddisfare tutte le richieste e il sistema pubblico, saturo delle richieste legate al Covid (https://www.iss.it/) non è attrezzato per rispondere alle richieste domiciliari.

Servizi infermieristici a domicilio: quali sono

Le prestazioni a domicilio che può offrire un infermiere sono molteplici e possono intervenire per singole attività o per attività programmate a breve o a lungo termine. Ecco i servizi domiciliari nello specifico:

  • Iniezione intramuscolare o sottocutanea
  • Terapia endovenosa
  • Medicazione semplice
  • Medicazione complessa
  • Cateterismo vescicale
  • Prelievo ematico e di urine
  • Rilevazione parametri vitali
  • Rimozione punti di sutura
  • Assistenza e gestione stomie
  • Clistere
  • Elettrocardiogramma
  • Trattamento lesioni da pressione

Sono sempre di più gli italiani che si rivolgono a professionisti sanitari a domicilio (Fonte Immagine: Pixabay)

L’infermiere a domicilio è un servizio detraibile? 

Con la crescente richiesta delle prestazioni, sono sempre di più le persone che si chiedono se i costi delle prestazioni infermieristiche richieste sono detraibili dalle tasse. La risposta è sì: le detrazioni delle spese sanitarie è la tipologia più richiesta. Nel periodo d’imposta del 2018, secondo i dati delle Agenzie delle Entrate, gli italiani hanno chiesto una detrazione di 754 milioni di euro. Nella maggior parte dei casi, lo Stato riconosce una detrazione dall’Irpef del 19% della spesa sostenuta per la parte eccedente l’importo di 129,11 euro (la cosiddetta franchigia). In alcuni casi, anziché dall’imposta lorda si può ottenere una deduzione dal reddito complessivo.

Elenco delle spese detraibili

Le spese per le quali si ha diritto alla detrazione Irpef del 19 % (in cui rientra anche l’infermiere a domicilio) sono quelle relative a:

  • prestazioni rese da un medico generico (incluse quelle di medicina omeopatica)
  • acquisto di medicinali (anche omeopatici) da banco o con ricetta medica
  • acquisto (fino al 2018) di alimenti a fini medici speciali
  • analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni, terapie
  • prestazioni chirurgiche
  • ricoveri per degenze o collegati a interventi chirurgici
  • trapianto di organi
  • cure termali (escluse le spese di viaggio e soggiorno)
  • acquisto o affitto di dispositivi medici e attrezzature sanitarie (comprese le protesi sanitarie)
  • assistenza infermieristica e riabilitativa (fisioterapia, kinesiterapia, laserterapia)
  • prestazioni rese da personale addetto all’assistenza diretta della persona
  • servizi rese da personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo
  • prestazioni rese da educatore professionale
  • servizi rese da addetti ad attività di animazione e di terapia occupazionale

Prestazioni infermieristiche e assicurazioni

Lo Stato dice che le spese mediche rimborsate sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi esclusivamente per la parte residua a carico del contribuente. L’Agenzia delle Entrate però ha stilato una serie di eccezioni: si considerano a carico del contribuente per esempio le spese rimborsate per effetto di premi di assicurazioni sanitarie versati dal contribuente, oppure stipulate dal sostituto d’imposta o pagate dallo stesso, con o senza trattenuta a carico del dipendente. In questi casi la detrazione è ammessa perché i premi pagati non hanno determinato alcun beneficio fiscale in termini di detrazione d’imposta o di esclusione dal reddito.

Stesso discorso per le spese sanitarie (fra cui infermiere a domicilio). Se sono stati versati contributi per assistenza sanitaria in misura superiore a 3615,20 euro, spetta la detrazione sia sulla parta eventualmente in eccesso rispetto al rimborso, sia su una quota che dipende dalla differenza fra quanto pagato e il sopra citato tetto.

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